La Carta di Milano sul cibo, la grande occasione mancata

folla expo ridotta

L’edizione 2015 di Pensare il cibo ruota intorno ai temi che avrebbero dovuto caratterizzare in modo coraggioso l’esposizione universale di Milano che come si sa, si riassumono nel claim: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
L’esito finale del cosiddetto “messaggio di Expo” è la Carta di Milano, il documento di principi partorito da un nutrito gruppo di lavoro coordinato dal filosofo Salvatore Veca. Un team composto principalmente da rappresentanti del governo, da Onu e Fao e dai gruppi di esperti e testimonial scientifici che sono stati costituiti per promuovere Expo. Ma il vero lavoro è stato condotto all’interno dei 42 tavoli tematici composti da esperti italiani e mondiali dei singoli temi, gruppi di discussione che si sono trovati più volte e che hanno affrontato da una parte l’organizzazione di Expo e dall’altra hanno elaborato idee su questioni come la legalità, la sicurezza alimentare, gli sprechi, l’ambiente, la lotta alla fame, la ricerca, la cooperazione internazionale.
Alla fine ne è venuto fuori un documento di principi, appunto, che per molti pote a essere più coraggioso.

Un documento di compromesso, pronto per la consegna solenne al segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon. Questa era un’esposizione che voleva giocarsi tutto sul messaggio, appunto, universale, di una lotta comune per il cibo buono, pulito e giusto per tutti. E così, l’eredità di questa Expo, oltre al nuovo quartiere che sorgerà sugli spazi oggi occupati dai padiglioni, doveva essere di carta.
La Carta di Milano per qualcuno, con tutti i suoi limiti, è, comunque, una specie di punto di partenza. Un documento che forse si dimenticherà in fretta e che sparirà nel web. Ma che serve a lanciare la nuova era planetaria del dibattito culturale e politico sul diritto a un’alimentazione sana e rispettosa delle culture e delle risorse.
Ed è con questo spirito che la Carta sarà al centro della seconda edizione di Pensare il Cibo.
Si dirà, che siamo tutti contro la fame nel mondo e che non c’era bisogno di ribadirlo ancora una volta in un documento planetario, e che sono molto più incisive di questa Carta certe petizioni su change.org o certe campagne che nascono sui social. Si dirà anche che la Carta di Milano è fatta apposta per evitare di decidere.
Sta di fatto che nella Carta di Milano sono contenuti i principi universali dell’equo accesso alle risorse naturali, della tutela del diritto al cibo, del valore culturale e sociale del cibo. E finora mancava un documento organico che elencasse tutti i diritti legati al cibo e alla sua produzione.
Nella Carta si stabilisce il diritto all’accesso al cibo in quantità sufficiente, sicuro e nutriente, che permetta una vita attiva. Si afferma che il cibo non deve essere utilizzato come strumento di pressione politica ed economica. Si chiede che gli investimenti privati sul suolo e sulle risorse naturali non devono escludere le popolazioni dallo sfruttamento sostenibile del suolo e delle risorse. Lo stesso viene detto dell’acqua e lo stesso viene affermato a proposito della salvaguardia dell’ambiente.
Ma non si censura l’uso del cibo nella speculazione finanziaria, cioè del cibo come commodity, non si condanna apertamente il land grabbing, non si salvano i corsi d’acqua dalle grandi dighe che tolgono acqua a valle, non si censura il fracking del sottosuolo per la ricerca del petrolio, non si condanna il consumo di suolo ad uso speculativo, non si stabilisce un elenco di beni da definire “comuni”, a partire dall’acqua, dal suolo e dalle sementi. E poi non si condanna la manipolazione genetica e il monopolio tecnologico di poche multinazionali.
Si introduce, di contro, il diritto all’informazione alimentare e si chiede di promuovere l’educazione alimentare nelle giovani generazioni e nei consumatori, accanto alle forme di agricoltura che tutelino i piccoli agricoltori.
Ma per mettere in pratica questi diritti non si va oltre l’appello generico ai governi per inserire il tema della nutrizione nei forum tra i governi, per adottare leggi per la tutela del suolo agricolo, per sostenere la cultura della sana alimentazione, per eliminare il lavoro minorile, per aumentare le risorse destinate alla ricerca e per favorire lo scambio tra le culture alimentari.

Troppo poco?

Certo che, nell’anno dell’enciclica Laudato Si’ della Chiesa di Roma dalla Carta di Milano ci si aspettava di più.

Per scaricarla: http://bit.ly/1I1lSkU

 

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