Una delle novità di questa edizione di Pensare il Cibo è il ritorno degli aperitivi conviviali gratuiti. Un modo simpatico di chiudere ogni singola serata che serve a favorire lo scambio di idee sui temi che sono stati al centro dei dibattiti. Nella prima edizione, al Borgo Medievale del Valentino, gli aperitivi conviviali avevano riscosso un grande successo anche perché la scelta dei cibi e dei vini erano affidati ad associazioni e aziende che intendevano comunicare i propri valori. Quest’anno l’intento è sempre quello di scambiarsi opinioni, mangiando e bevendo cibi offerti da artigiani e aziende (come Coop, ad esempio) che curano molto il prodotto. Ma c’è qualcosa in più: quest’anno gli aperitivi saranno in tema con gli argomenti dei dibattiti. Ad occuparsi di questa coerenza tematica è Sara Casiraghi, giovane blogger con www.pentolapvessione.it ma anche gastronoma e psicologa di formazione. «Ho iniziato a esplorare la cucina da piccola – ricorda Sara – sperimentando frittate al ketchup e arricchendo minestroni in scatola. Laureata in Psicologia dopo aver esplorato Freud e gli artisti del suo tempo, l’arte e l’estetica del disgusto, nel 2009 sono ritornata al gusto. Da allora curo e organizzo cene a tema, tengo corsi e incontri seri e semi seri sulla tradizione gastronomica italiana e sul bon ton e sviluppo progetti gastronomici di varia natura in cui il cibo è un mezzo per fantasticare, riflettere e scambiare». Dal 2012 gestisce l’AstraCafé, il caffè del Teatro Astra di Torino e dal 2011, appunto, pentolapvessione, un progetto gastronomico «atto ad eludere scontentezza, insoddisfazione e malinconia tramite la realizzazione di ogni piatto descritto da Ada Boni nel celebre “Talismano della felicità”, libro di cucina del 1925 e pilastro della tradizione gastronomica italiana. Dal 2011 a oggi ho cucinato all’incirca 1800 ricette, condiviso la felicità con un migliaio di persone, partecipato a festival e a programmi culturali». Ma cosa vuol dire occuparsi della coerenza tematica di un momento conviviale di una rassegna di filosofia come Pensare il cibo? «Fin dall’antichità – osserva Sara – la convivialità a tavola è parte integrante dei legami sociali: nei millenni e a tutte le latitudini famiglia e clan, memoria, gesta, riti e rituali hanno un nesso così primordiale con il cibo che potremmo affermare che l’evoluzione dell’uomo procede di pari passo con la sua capacità di pensare al cibo, codificarlo e digerirlo. Da un lato della tavola scienza, religioni, saperi e dall’altro sapori, profumi e materie prime disponibili. Ma la tavola è la stessa e gli uni dialogano da sempre con gli altri». Senza rovinare la sorpresa, ma a Pensare il cibo, quest’anno, si parla di cibo e religioni, di bellezza, passione, rapporto con il corpo e disturbi alimentari… Ma Sara non si scopre. «I precetti alimentari hanno un sapore sul palato, i disturbi alimentari hanno delle regole nel piatto, Proust aveva le sue madeleines e noi siamo animali mangianti: l’umano oltre che nutrirsi pensa il cibo e il momento conviviale è quello in cui il passaggio pensato/mangiato avviene». Non resta che venire a Palazzo Ceriana in corso Stati Uniti 27 ad ascoltare… per poi assaggiare.